Monete antiche bizantine

Origini della numismatica bizantina

La storia numismatica dell’Impero romano d’Oriente è assai complessa. Per gli esperti, infatti, questa ha un vero inizio sotto l’imperatore Anastasio I, intorno al V secolo, anche se in realtà una differenziazione nel conio si poteva già riscontrare, rispetto all’Impero d’Occidente, da tempi più remoti. Infatti, sin da quando Roma era retta da Costantino I e Bisanzio da Licinio (siamo quindi nel IV secolo d.C.), si era registrata per la prima volta una discordanza nella produzione monetaria fra le due parti dell’Impero. Invero, con la provvisoria unificazione dello Stato romano, si ebbe una politica monetaria unitaria.

Monete dell’Impero romano d’Oriente

Le antiche monete bizantine erano costituite da diversi formati. Fra questi vi era il nummo, una moneta di bronzo di piccole dimensioni utilizzata in gran parte per le transazioni di poco conto. Vi era poi il follis, multiplo del nummo, presente in diversi formati. Le monete bizantine recavano il volto dell’imperatore (Basileus), mentre sul retro ne era scritto il valore. A partire dal VI secolo fu emessa una moneta d’argento, detta miliarense, alla quale si aggiunse la siliqua, che ne valeva la metà. Dopo la siliqua fu coniato anche il cosiddetto aspro, una piccola moneta, inizialmente d’argento, che però, per via della penuria della materia prima, in seguito fu emessa in rame. Le valute più importanti erano costituite dalle monete d’oro, ossia il solido, il semisse (che ne costituiva la metà) e il tremisse (1/3). C’è da dire che durante la lunga esistenza dell’Impero romano d’Oriente la monetazione non fu sempre regolare. Ad esempio, intorno al VII secolo d.C. il sistema subì una modifica: infatti il follis da 40 nummi fu la sola moneta di bronzo ad essere emessa con una certa regolarità. Inoltre, in queste figuravano immagini e iscrizioni religiose, come ad esempio i busti di Gesù. Dopo il 1400, nell’Impero bizantino la monetazione interna divenne di scarso utilizzo e prese piede quella degli Stati italiani preunitari, fino alla fine dell’Impero, avvenuta ad opera degli ottomani, nel 1453.

Sacralità nelle rappresentazioni e prezzi

Quelle bizantine sono meno conosciute rispetto alle monete antiche romane d’Occidente o alle precedenti monete greche. Tuttavia, appaiono elaborate e possono vantare un tipo di lavorazione che è sicuramente più fine, con espressioni di figure che difficilmente ritroviamo al di là del Bosforo. Sono le immagini sacre che incantano per la loro bellezza: in primis Cristo e poi la Madonna, i Santi e gli Arcangeli.

I prezzi sono assai variabili e mutano sulla base del tipo di moneta prescelto, della rarità, del materiale e di tutte le caratteristiche tra loro combinate. Per tracciare un quadro generale, possiamo dire che il costo delle monete antiche bizantine va da 18 a 3.400 €.