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Recensioni (13)
09 ago 2008
Piccola meteora.
Una delle piccole chicche del sottobosco thrash ottantiano.
Recognize No Authority, unico disco dei Detente, non è un lavoro imprescindibile; sicuramente è un prodotto di buona qualità, ma da procurarsi prevalentemente se siete cultori di certe sonorità ottantiane. Anche se può fare benissimo una bella figura a chi si è da poco addentrato nelle stesse.
I canoni ottantiani di cui prima vengono fedelmente riproposti. A cominciare dalla produzione: chitarre come rasoiate, basso poco in evidenza. La componente thrash si fonde a certo speed e in questo consiste il punto di forza, perchè è proprio la seconda a conferire all' album una maggior varietà e dinamismo.
Certamente poi la performance vocale di Dawn Crosby fa acquisire a Recognize No Authority un ulteriore elemento di interesse, non perchè c' è una donna dietro il microfono di una band fondamentalmente thrash, ma per la sua voce acida, sgraziata e rude.
La qualità dei riff proposti è mediamente buona, e i cambi di tempo risultano in genere azzeccati, anche se certe volte la band avrebbe fatto meglio ad indugiare ed insistere negli stessi anzichè proporre un' eccessiva variazione.
Nel complesso, l' acquisto difficilmente vi potrà deludere veramente.
03 lug 2009
Non entusiasmante, ma soddisfacente
Un disco funeral doom abbastanza canonico, dove però sono le tastiere a recitare il ruolo principale, non tanto perchè la loro prestazione sia formidabile, ma proprio per il semplice fatto che il disco viene basato su di esse.
E sono proprio le tastiere a rendere il disco gradevole.
Più precisamente, Chapter II - Numquam consiste in un rafforzamento delle linee che caratterizzavano il debutto. Le tastiere sono abbastanza variegate e in grado di riprodurre diversi effetti, e in generale trasudano buon gusto, con qualche rimando anche all' epico.
Buona la prestazione vocale, le chitarre svolgono il proprio compito senza produrre particolari frangenti, a parte qualche giro gradevole come l' arpeggio in The River.
Buona anche la produzione.
Un disco che in definitiva consiglierei prevalentemente ai fan del funeral doom
06 mar 2011
Leggero e pesante
Funeral è un gruppo norvegese che si pone tra i capostipiti di quella corrente musicale che prende il nome di "funeral doom metal", un doom metal che accentua ulteriormente la lentezza tipica del genere fino a portarla quasi alla staticità armonica e a ritmi talmente lenti da risultare quasi asfissianti.
Con questo disco però il gruppo dimostra di voler evolvere il proprio suono puntando anche a costruzioni musicali meno pesanti.
Certamente l' intelaiatura rimane quella del funeral doom, o quantomeno di un doom parecchio pesante. Le chitarre ritmiche sono quindi pesanti e anche arcigne, e scorrono trasmettendo bene la suddetta sensazione di lentezza, come dover procedere su un terreno fangoso. Il disco non offre però il suo meglio nelle ritmiche, ma nelle melodie. Prima di tutto quelle di chitarra, che offrono bei fraseggi solisti, disseminandoli in diverse parti del disco; ma soprattutto nelle melodie vocali, che cuciono cori leggeri e soffici. La sensazione offerta prima dalle ritmiche viene qui fortemente stemperata, e l' ascolto in questi frangenti procede quasi soave.
Invito tutti gli amanti del doom a provare ad ascoltare questo disco, che da un lato offre la garanzia dell' autenticità del genere, dall' altro elementi nuovi nel contesto che però non tradiscono il trademark.
Un ultimo appunto per la produzione, buona, anche se forse un lavoro un pò più marcato sulle chitarre (buone, ma un pò "zanzarose") avrebbe giovato ulteriormente.