MiniDisc: un supporto digitale versatile e in anticipo sui tempi

Nel lontano - in termini di innovazioni tecnologiche - 1992 la Sony lanciò un supporto digitale del tutto nuovo, che nelle intenzioni dei progettisti avrebbe dovuto soppiantare l’audiocassetta, così come il Compact Disc stava sostituendo i dischi in vinile. Si chiamava “MiniDisc” e in appena 6 centimetri di diametro riusciva a contenere circa 80 minuti di audio digitale ad alta qualità, grazie a un algoritmo di compressione, ideato dalla stessa Sony, chiamato ATRAC (Adaptive Transform Acoustic Coding). Proprio per questo motivo il MiniDisc, che è sempre rimasto, tranne che in Giappone, un prodotto di nicchia, offriva vantaggi rispetto a CD e audiocassette. A differenza del nastro magnetico era registrabile infinite volte senza perdita di qualità del suono e, grazie alla tecnologia digitale, non presentava usura da utilizzo né nella registrazione, né nell’ascolto. Le dimensioni erano inferiori sia a quelle di una musicassetta che di un CD. Rispetto a quest’ultimo vi era un grosso vantaggio: grazie a una memoria interna di riproduzione di qualche secondo, nei Walkman di nuova generazione, si evitavano del tutto i salti in caso di urto, punto debole del CD. I riproduttori di MiniDisc offrivano infine una vasta possibilità di editare le tracce audio, che potevano essere nominate, tagliate, copiate, incollate e spostate. Questa funzione lo rese molto diffuso fra giornalisti sportivi e inviati, che trovarono un modo veloce e comodo di rielaborare le interviste appena acquisite, e per registrare dal vivo i concerti. I dispositivi portatili furono persino utilizzati come antesignani dei registratori EVP (Electronic Voice Phenomena), ovvero per catturare le voci dei fantasmi. Pur essendo in anticipo sui tempi, il MiniDisc fu un supporto che subì prima l’esplosione dei CD, che ridussero drasticamente i costi in pochi anni, poi l’avvento del formato MP3. 

Lettori e registratori di MiniDisc: apparecchi dai molteplici utilizzi

Pur essendo ormai lontani i tempi in cui Martin Stephenson pubblicò un CD interamente prodotto mediante un registratore MiniDisc Sony MZ-R70, o in cui si effettuavano bizzarri esperimenti musicali con diversi apparecchi, che utilizzati in contemporanea, davano vita a una vera e propria “orchestra elettronica”; questi oggetti sono entrati a far parte del vasto mondo del vintage tecnologico e godono tuttora di molti estimatori. Sul mercato dell’usato si trovano lettori, registratori e persino masterizzatori combinati CD/MiniDisc. Le marche storiche più note, oltre alla già citata Sony, sono JVC, Kenwood e Technics. I prezzi di un apparecchio variano molto in base alle condizioni e alle specifiche. Partono infatti da poche decine di euro per arrivare a 1.500 € circa.