Display fluorescenti VFD

Display Fluorescenti VFD

Display fluorescenti VFD è una definizione piuttosto tecnica che ai profani dell´elettronica suonerà sconosciuta. Eppure l´utilizzo di questi strumenti è talmente diffuso che sono entrati nelle case di tutti. Le vecchie calcolatrici, i videoregistratori, ma anche i più moderni lettori DVD, alcuni modelli di sveglie tanto in voga negli anni Ottanta, le autoradio e i forni a microonde, sono tutti dotati di un display di questo tipo.

Anche la celebre Times Square a New York, e le principali vie e piazze delle metropoli dell´Estremo Oriente, sono un tripudio di display VFD. L´acronimo è tratto dall´inglese e significa Vacuum Fluorescent Display, che tradotto letteralmente in italiano diventa "display fluorescente vuoto".

Anodi, catodi, griglie… e la luce del fosforo

Ma come è fatto e come funziona un display VFD? Si tratta di una struttura di vetro, al cui interno è stato creato il vuoto spinto, che contiene un catodo riscaldato, una griglia metallica e una serie anodi ricoperti di fosforo.

Quando attraverso il catodo, che è composto da fili di tungsteno ricoperti da ossidi metallici, passa un flusso di corrente, esso emette un fascio di elettroni. Questi attraversano la griglia, che ha carica opposta rispetto al catodo, e raggiungono gli anodi, i quali, essendo ricoperti da uno sottile strato di fosforo, si illuminano.

In sostanza, il funzionamento di un display fluorescente è questo: tutti i segmenti che devono essere illuminati per creare la cifra o il carattere alfanumerico, vengono raggiunti dal fascio di elettroni che li polarizzano positivamente, dando così al fosforo l´impulso per accendersi.

Dal Sol Levante al solleone, visibilità assoluta

Inventato in Giappone nel 1967, il display fluorescente ha avuto fortuna immediata, e ha trovato utilizzo in diverse applicazioni sia nel campo dell´elettronica industriale che come componente indispensabile nella produzione di elettrodomestici e di apparecchiature Hi-Fi.

La luce emessa da questi display ha un´intensità e un contrasto molto più elevati rispetto a quella dei più recenti schermi a LED. Per questo motivo trovano ancora un ampio utilizzo nella realizzazione di insegne luminose destinate a essere collocate in luoghi aperti. I raggi del sole, infatti, renderebbero illeggibile uno schermo a LED, mentre la luminescenza del fosforo è talmente forte da risultare comunque visibile.

Non solo linee rette

I primi esemplari producevano una luce a metà strada tra il verdastro e l´azzurrino, e potevano visualizzare solamente caratteri alfanumerici a sette segmenti, esattamente come quelli dei vecchi display digitali. In seguito, lo spettro dei colori riproducibili è stato ampliato e, grazie alla creazione di matrici formate da punti, accanto ai numeri e alle lettere sono comparsi anche simboli che non per forza devono essere composti di sole linee rette. A seconda di come il fosforo viene spalmato sull´anodo, si possono ottenere infatti le più svariate forme di segnale luminoso.

Il prezzo di un display fluorescente a vuoto varia dai 7 € per un piccolo esemplare usato, ai 273 € per uno nuovo di fabbricazione giapponese, con larghezza pari a 112,6 mm e altezza di 8,85 mm.